PortaCastello

Dove & Chi Siamo

Ci troviamo a soli 2 km dall’uscita autostradale di Lagopesole in una posizione ideale per raggiungere facilmente le vicine mete turistiche del Vulture-Melfese o del Potentino. 

Saranno raggiungibili a pochi passi i luoghi storici come il Castello di Lagopesole, l’antico quartiere del Borgo e i punti di Ristoro.

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L’ Affittacamere Portacastello è gestito dalla nostra famiglia.

Saremo lieti di potervi accogliere e ci auguriamo che come noi apprezzerete la nostra Terra, ancora autentica e incontaminata!

 

Raggiungerci è facile! Ecco alcune indicazioni su come raggiungerci: 

In treno 

Linea Ferroviaria Foggia – Potenza: Stazione di Castel Lagopesole ” Località Sarnelli”

Navette disponibili o Transfert gratuito dela Guesthouse situata a 3 km.

In Auto

da Potenza [31 km] Prendere la SS407; Imboccare la SS658 Potenza-Foggia; Uscita Castel Lagopesole

da Foggia [85 km] Prendere la SS655; Uscire sulla SS658 Foggia-Potenza direzione Potenza; Uscita Castel Lagopesole

da Matera [116 km] Prendere la SS7; Imboccare la SS407; Prendere la SS658 Potenza-Foggia; Uscita Castel Lagopesole

da Salerno [133.5 km] Prendere la A3 direzione Reggio Calabria; Uscita Potenza/Sicignano; continuare per la SS658 direzione Foggia; Uscita Castel Lagopesole

da Taranto [170 km] Prendere la SS106; Uscire sulla SS407; Imboccare la SS658 Foggia-Potenza; Uscita Castel Lagopesole

da Bari [175 km] Prendere la SS96; Continuare in A14; prendere la A16; uscire sulla SS658 Foggia-Potenza direzione Potenza; Uscita Castel Lagopesole

da Napoli [187 km] Prendere la A3 direzione Reggio Calabria; Uscita Potenza/Sicignano; continuare per la SS658 direzione Foggia; Uscita Castel Lagopesole

Aeroporti più vicini
Bari Palese
Napoli Capodichino

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Scopri Lagopesole e il suo Castello… se il Castello di Melfi è il più noto il Castello di Lagopesole è il più Bello!

castello

La Leggenda

Viaggio tra leggenda e realtà – le Orecchie dell’Imperatore

…le leggende della valle di Vitalba raccontano che Federico Barbarossa, in vecchiaia, si ritirò nel castello di Lagopesole, afflitto da una deformità congenita che lo costringeva a nascondere delle orecchie allungate e puntute sotto una fluente capigliatura.

Affinché nulla trapelasse di questa imbarazzante situazione, i barbieri chiamati nella sua dimora e incaricati di raderlo, al momento di lasciare il castello incappavano in un apposito e letale trabocchetto approntato in una torre alla fine di un lungo corridoio.

La tradizione, pur senza riferirne il nome, racconta che un giovane barbiere, forse meno sprovveduto degli altri, riuscì a sfuggire all’agguato mortale, e ad aver salva la vita a patto che non avesse fatto parola di quanto a lui noto riguardo alla deformità dell’imperatore.

La promessa venne mantenuta… in parte: il barbiere ci teneva alla pelle, fors’ anche a mantenere la parola data, ma cercava uno sfogo per quel segreto straordinario. Lo trovò in un luogo isolato delle campagne di Lagopesole, scavando una profonda buca nel terreno, e gridandovi a squarciagola la storia che nessuno doveva conoscere.

Dopo qualche tempo, in quel luogo, crebbero delle canne che, agitate dal vento, rimandavano il segreto dell’imperatore ai quattro angoli della terra come una canzone: “Federico Barbarossa tène l’orecchie all’ asinaaa! Strano a dirsi, ma è un famoso ritornello ripreso in tanti canti popolari di questa zona…

Chi non crede alle storie soffiate nel vento, può sempre accontentarsi di osservare la mensola in forma di testa maschile scolpita sul donjon del castello sopra il suo ingresso: è una testa coronata, con due grandi orecchie a punta in bella vista, in cui la tradizione riconosce ancora una volta il nonno di Federico II, istituendo per quel poco lusinghiero attributo addirittura un parallelo con re Mida.

Il Pianto della Regina

Si dice vi siano notti, a Lagopesole, specie quando la luna è piena e con il suo chiarore diffuso sigilla rumori e colori rendendo immobile la campagna circostante, nelle quali una luce più intensa appare e scompare in corrispondenza del castello, accompagnata da lamenti, invocazioni e singhiozzi disperati.

Si dice anche sia Elena degli Angeli, la principessa venuta dal mare, la sposa felice di Manfredi di Svevia, che torna nel luogo che vide la sua felicità, ma anche la sua resa, a cercare il suo amato e i suoi figli perduti per sempre.

Si dice ancora che negli angoli della campagna meno illuminati da quella luna Manfredi, all’oscuro di tutto, vaghi anch’esso alla ricerca ormai inutile e vana della sua felicità perduta, su un magnifico cavallo bianco e avvolto da un lungo manto verde, e lo si possa incontrare aggirandosi intorno al castello.”

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